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August 1, 2025
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Canzone Classica Napoletana (jun 16, 1839 – jan 1, 1930)

Description:

Un altro grandioso fenomeno caratterizza l’Ottocento: l'affermarsi di una produzione musicale che possiamo definire “leggera”.

Certo esisteva una produzione musicale che non era destinata alla Chiesa o al palazzo signorile e neppure al mondo contadino, ma questa produzione non si manifestava con una sua organicità, come un genere definibile.

Nel corso dell’Ottocento si viene a costituire una sempre più estesa fascia sociale, soprattutto in ambito urbano, costituita da classi emergenti – quali borghesia e il proletariato, che reclamano propri luoghi e modi di “divertimento musicale”.

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La canzone classica napoletana è un repertorio musicale sviluppatosi a Napoli dagli inizi dell'Ottocento all'immediato 2° dopoguerra.
Definita epoca d'oro della canzone napoletana. Escludendo villanelle e canti popolari precedenti, che ancora non avevano la struttura melodica e lirica tipica della canzone napoletana propriamente detta, molte fonti collocano la nascita della classica al 1839 e al brano Te voglio bene assaje, presentata alla Festa di Piedigrotta.

Proprio le celebrazioni della Festa di Piedigrotta si dimostrarono negli anni l'occasione ideale per l'esibizione dei nuovi pezzi, e importanti compositori poeti e parolieri si cimentano.

Tra le composizioni più rilevanti dell'800:
-Te voglio bene assaje (1839),
-Santa Lucia (1849),
-Funiculì funiculà (1880) (per celebrare l'apertura della funicolare a Napoli)
-Era de maggio (1885),
-Marechiare (1886), di Francesco Paolo Tosti
-'E spingule frangese (1888),
-'A vucchella (1892), di Francesco Paolo Tosti su testo di Gabriele D'Annunzio (dopo un'accesa discussione con Ferdinando Russo che scommetteva sull'incapacità del poeta pescarese di scrivere in lingua napoletana)
-'O sole mio (1898), di Eduardo Di Capua

Nel Novecento:
-Torna a Surriento (1902)
-Comme facette mammeta (1906),
-Core 'ngrato (1911)
-O surdato 'nnammurato (15), di Enrico Cannio
-Parlami d'amore Mariù (1932)

Nel 2° dopoguerra Napoli assorbe le influenze musicali portate dagli americani, soprattutto jazz e swing. La figura che meglio riassume questa nuova fase è quella di Renato Carosone mette a disposizione le sue esperienze di pianista classico e di jazzista, fondendole con ritmi africani e americani e creando una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi. Tra i suoi maggiori successi: Caravan Petrol, Tu vuò fa' l'americano, Io mammeta e tu, 'O sarracino.

Inoltre va annoverata Malafemmena (1951), scritta e musicata da Totò.


Ma quando finisce storicamente la canzone napoletana? «Con Pino Daniele, che a modo suo ne è stato un epigono. Io che sono un cultore della canzone napoletana ancora mi sorprendo di quante invenzioni ci sono state in quegli anni tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento. Una fioritura di ispirazione come nel Brasile di Joao Gilberto e Vinicius de Moraes. Ci sono dei cicli, pensiamo agli anni dei Beatles e dei Rolling Stones in Inghilterra, al rhythm and blues a Memphis o al periodo dei nostri cantautori negli anni ’70» (Arbore).

Strumento principe della canzone napoletana è il mandolino "napoletano", erede del liuto: quattro corde d’acciaio con cassa bombata a pera. Caratteristico del mandolino è il tremolo, che dà allo strumento la voce inconfondibile, che accompagna mille serenate e struggimenti d’amore, ma anche il fado lusitano.
Altri strumenti sono i tamburelli, le "tamorre" (percussioni), il calascione (antesignano del basso), chitarra e pianoforte.

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Date:

jun 16, 1839
jan 1, 1930
~ 90 years

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