Leopardi (mar 3, 1798 – sep 19, 1837)
Description:
nasce nel 1798 a Recanati, che all'epoca apparteneva allo Stato Pontificio. Figlio di un conte, cresce in una famiglia piuttosto autoritaria e fredda, viene istruito da precettori ecclesiastici ma a 10 anni non ha già più nulla da imparare da loro. Allora si rinchiude nella fornitissima biblioteca paterna per continuare i suoi studi da solo, per 7 anni di "studio matto e disperatissimo" che minano il suo fisico già fragile. Si diverte a tradurre classici latini e greci, impara l'ebraico, e contemporaneamente scrive una massa incredibile di poesie, sonetti, tragedie, che si rifanno a modelli accademici superati che però rispecchiano l'ambiente culturale familiare e provinciale. Tra il 1815 e il 16, avviene quella che lui definisce una conversione "dall'erudizione al bello", cominciando a leggere i moderni, Alfieri Foscolo Goethe. Nel frattempo comincia un'amicizia per corrispondenza con Pietro Giordani, classicista, uno degli intellettuali di spicco del periodo. Quest'apertura verso l'esterno gli rende ancora più insopportabile l'atmosfera chiusa e stagnante di Recanati per cui nel 1819 cerca di fuggire, ma viene scoperto e riportato a casa.
L'amarezza per questa vicenda, acuita da un'infermità agli occhi che gli impedisce la lettura, lo porta allo sconforto e al pessimismo. Questa crisi del 1819 segna il passaggio "dal bello al vero", con l'approdo alla filosofia. In questo periodo tuttavia comincia la stagione più originale della sua poesia, e scrive L'infinito.
Nel 1822 ha finalmente l'opportunità di abbandonare Recanati per andare a trovare lo zio a Roma, ma gli ambienti letterari della capitale di sembrano vuoti. Nel 1828, aggravatesi le condizioni di salute, è costretto a tornare dalla famiglia. Durante 16 mesi vive in completo isolamento nel palazzo immerso nella sua malinconia. Dopodichè lascia Recanati nuovamente, va a Firenze dove stringe rapporti sociali più intensi, partecipando al dibattito culturale e politico, e dove anche l'esperienza della passione amorosa nei confronti di Fanny tozzetti. La delusione amorosa ispira un nuovo ciclo di canti, il cosiddetto ciclo di Aspasia. A Firenze stringe amicizia col giovane scrittore napoletano Antonio Ranieri con cui sarà coinquilino fino alla morte, a Napoli nel 1837.
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Il pensiero di L. si fonda su alcune idee ricorrenti la cui evoluzione è possibile seguire attraverso lo Zibaldone, una sorta di diario in cui esprime la sua visione del mondo e la sua poetica.
La TEORIA DEL PIACERE
Pessimismo storico:
Un tema cruciale è quello dell' infelicità dell'uomo; inizialmente secondo Leopardi è dovuta al fatto che l'uomo aspira un piacere infinito e generico; per questo nessun piacere particolare riesce a soddisfarlo e gli lascia un senso di vuoto incolmabile.
Tuttavia la natura (in questa fase concepita come madre benigna) ha deciso di offrire un rimedio all'uomo dotandolo di immaginazione, grazie alla quale l'uomo non ha piena consapevolezza della misera realtà che lo circonda. Per questo gli uomini antichi, che vivevano più immersi nella natura, erano più felici, mentre l'uomo moderno, a causa dello sviluppo della civiltà, è più consapevole della sua infelicità; l'uomo ha parallelamente perso slanci idealistici diventando più cinico. Questa fase è conosciuta come pessimismo storico, visto che la concezione negativa del presente è vista come effetto di un processo storico.
Pessimismo cosmico: a partire dal 1824, questa idea di natura benigna entra in crisi perché si rende conto che la natura In realtà è un meccanismo indifferente alle creature, e che l'uomo è solo una vittima, come appare chiaro dal "dialogo della Natura e di un islandese"; cambia così anche l'idea dell'infelicità, non più vista come assenza di piacere, ma causata da condizioni esterne cui nessuno può sfuggire.
Poetica del vago/indefinito e della rimembranza:
La teoria del piacere ha una conseguenza diretta sul suo modo di scrivere, perché secondo lui il compito dell'arte è offrire un evasione tramite l'immaginazione. Per questo secondo Leopardi Il bello poetico consiste nel vago e dell'indefinito, ovvero in immagini e suoni suggestivi. Parole come "lontano", "ultimo" "notte", "eterno", sono suggestive in quanto indefinite e perché spesso evocano sensazioni che ci hanno affascinati da piccoli (poetica della Rimembranza).
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POLEMICA CLASSICO-ROMANTICA
Un aspetto curioso riguarda la sua posizione all'interno della diatriba tra neoclassici e romantici. Leopardi, che ha una formazione illuministica e accademica, consolidata anche attraverso l'amicizia con Giordani, prende posizione a favore dei neoclassici. Tuttavia la sua opinione è assolutamente originale nell'ambito della discussione; secondo lui infatti la poesia deve esprimere il mondo interiore, l'immaginazione, la spontaneità dell'artista, tutti aspetti che lui ritrova nella poesia dei classici antichi e non in quella dei romantici.
Possiamo quindi parlare di un classicismo romantico di Leopardi, visto che ci sono aspetti che lo allontanano dal romanticismo italiano (visione illuministica e realistica, e non idealistica come i romantici), e aspetti che lo avvicinano, soprattutto per quanto riguarda le tematiche ricorrenti della sua produzione (conflitto illusione realtà, la giovinezza, amore per il vago e l'indefinito, esaltazione dell'io e della soggettività, lo struggimento, il dolore cosmico, la tensione verso l'infinito).
=classico nella forma ma romantico nel sentire.
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Produzione:
1. Dall'erudizione al bello (1816 -23): esperimenti letterari molto diversi: Idilli pastorali,elegie, canzoni, tragedie, inni cristiani, quasi tutte rimaste incomplete. Due soli gruppi di poesie arrivano alla stampa: le Canzoni e gli Idilli
- Canzoni: impianto neoclassico, linguaggio aulico, citazioni classiche, influenza di Alfieri e Foscolo. Cinque affrontano una tematica civile, esprimendo la visione del pessimismo storico (polemica sull'età presente in contrapposizione all'età antica); la + significativa è "ad Angelo Mai"
- Idilli: tematiche intime e autobiografiche, e un linguaggio colloquiale e semplice. Es: l'infinito, la sera del di di festa, alla luna, il sogno, la vita solitaria. L'infinito è una riflessione lirica sull'idea di infinito creato dall'immaginazione, a partire da un ostacolo visivo. La sera del di di festa descrive una situazione di festa gioiosa, dalla quale però il poeta si sente escluso, finendo per diventare una riflessione disperata sull'infelicità e sullo scorrere del tempo che cancella ogni traccia della vita umana.
2. Dal Bello al vero: Leopardi si accorge di essere diventato più cinico e di essere ormai incapace di rifugiarsi nell'immaginazione; dal 24 al 28 non scrive nessuna poesia,dedicandosi solo all'investigazione dell'"arido vero"; in questo contesto scrive le Operette Morali (1824), una serie di prose di argomento filosofico nella quale espone il sistema elaborato nello Zibaldone. Tuttavia le sue idee non sono espresse come lezioni filosofiche, ma attraverso miti, allegorie e dialoghi, in cui si confrontano creature immaginarie, personificazioni, personaggi mitici o personaggi storici (es. Dialogo della natura è un islandese, la scommessa di prometeo, il Cantico del Gallo Silvestre). Vi si concentrano i temi fondamentali del pessimismo, che tuttavia non tratta in maniera pesante cupa, ma con distacco ironico.
3. I grandi idilli:
Nel 1828 comunica alla sorella di aver recuperato le sue facoltà di sentire, commuoversi e immaginare. Nel giro di pochi mesi scrive: Il risorgimento, a silvia, il sabato del villaggio, la quiete dopo la tempesta, le ricordanze, canto notturno di un pastore errante dell'Asia.
Sono componimenti che riprendono temi e linguaggio degli Idilli, con le stesse immagini giovanili, le rimembranze, i quadri di vita del borgo, la natura serena e primaverile, il linguaggio musicale, la poetica del vago e dell'indefinito. Per questo la critica ha definito queste opere "Grandi idilli". A ben vedere però questi componimenti nascono dal ricordo e sono costituiti da immagini sempre più rarefatte
Un'altra differenza è un atteggiamento molto più equilibrato, lucido, privo di momenti di disperazione e patetici. Il linguaggio è molto più misurato; cambia anche la struttura metrica, visto che Leopardi non usa più l'endecasillabo sciolto ma una strofa di endecasillabi e settenari che si succedono liberamente senza schema fisso, con rime libere ed enjambment. Questa libertà rappresenta una conquista originalissima nella lirica italiana del primo 800 ancora legata a schemi fissi.
4. L'ultimo Leopardi:
-Ciclo di Aspasia: nasce dalla passione e delusione amorosa fiorentina (in una di queste cinque poesie designa la donna amata "Aspasia", dal nome della cortigiana amata da Pericle). Nuova poetica, abbandono del vago e dell'indefinito (linguaggio aspro, antimusicale, sintassi complessa).
In questo periodo scrive anche opere che condannano e scherniscono l'ottimismo del periodo, basato su una rinnovata morale cattolica e sul progresso scientifico, affermando che infelicità e sofferenza sono eterni e immodificabili.
-La Ginestra (1836): testamento spirituale di Leopardi; poemetto che riprende la polemica antiottimistica e antireligiosa, ma non nega più la possibilità di un progresso civile; cerca anzi di costruire un'idea di progresso proprio sul pessimismo (se l'umanità si accorge della sua reale condizione, può imparare a coalizzarsi contro la natura, vivendo fraternamente).
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