Cinema politico (jan 12, 1963 – jul 28, 1976)
Description:
A partire dagli anni 60, con la politicizzazione della società italiana, una serie di registi rispose a questo bisogno di impegno sociale realizzando film ispirati all'attualità e che, approfittando di un rilassamento della censura, prese posizione su problematiche prima ignorate.
Per la 1° volta il cinema denunciò il fenomeno mafioso, la speculazione edilizia, la corruzione politica. Lo stile di questi film fonde un ritmo ispirato alla tradizione USA con modalità di tipo documentaristico.
Il genere si concluse dopo la metà degli anni Settanta, quando si affievolì la spinta alla contestazione che aveva animato per un decennio la realtà italiana.
=curiosità: tutti e tre i registi a un certo punto realizzeranno film su romanzi di Sciascia.
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Francesco Rosi:
cinema di inchiesta; parte da casi di cronaca rimasti misteriosi, per poi analizzare il contesto sociale (nelle radici e nelle conseguenze sul tessuto sociale). Alcuni titoli: Salvatore Giuliano; Caso Mattei; Lucky Luciano; Le mani sulla città (63), sulla speculazione edilizia a Napoli).
In realtà quasi sempre i misteri non vengono chiariti, anzi Rosi conduce lo spettatore lungo un percorso labirintico in cui i processi di occultamento e cancellazione della verità prevalgono sulla rivelazione, i misteri invece di sciogliersi raddoppiano.
Non è un caso che, a un certo momento della sua carriera, si incontri con l’opera di Carlo Levi (Cristo si è fermato a Eboli) o con quella di Sciascia, due autori che, come lui, hanno lavorato per spiegare i singoli avvenimenti nei termini di una logica più ampia.
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Elio Petri:
cinema civile e politico,
-A ciascuno il suo (1967), dal romanzo di Sciascia
-Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1969);
-La classe operaia va in paradiso (1971)
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Damiano Damiani
Negli anni 60 si rivela un buon interprete di testi letterari: L’isola di Arturo (1962) dal romanzo della Morante e La noia (1963) da Moravia.
Come molti, viene trascinato nel fiume western, realizzando due film degni di nota: Quién sabe? (1967) e Un genio, due compari e un pollo (76).
Dalla fine degli anni 60 l’incontro con la narrativa di Sciascia (Il giorno della civetta, 1968) lo spinge a porre al centro della sua attenzione la Sicilia; analizzando la mafia e i suoi rapporti col potere. Le opere sull'argomento non hanno nulla da temere al confronto con i migliori film gangsteristici USA del dopoguerra.
Alcuni dei suoi film, che si svolgono nel segno di Sciascia – dal Giorno della civetta, a Perché si uccide un magistrato, a Pizza Connection, alla serie tv della Piovra – si possono leggere come puntate di un unico grande racconto. Damiani segue un percorso parallelo a quello di Rosi nel raccontare la diramazione nazionale e internazionale della mafia, il suo trasformarsi da struttura artigianale a grande multinazionale.
Damiani ha avuto importanti collaboratori (per le sceneggiature, Zavattini, Badalucco; per le musiche, Morricone, Riz Ortolani, Luis Bacalov).
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