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August 1, 2025
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Cinema d'autore (jan 12, 1953 – jul 28, 1978)

Description:

La nuova critica, che parte dalla Francia con i Cahiers du Cinema di Bazin, comincia a parlare di "politica degli autori" (1955, articolo "Alì Babà e la politica degli autori"). Questa nuova critica si esercita nel riconoscere gli elementi ricorrenti nella cinematografia dei cineasti, per coglierne lo stile, la personalità e la percezione della realtà. Il regista non è più visto come un mero tecnico, ma come un autore.
(cfr. "cinema di poesia" di Pasolini).

Fellini e Antonioni si formano durante la stagione neorealista, il 1° come sceneggiatore (collaboratore di Rossellini fin dai tempi di Paisà), il secondo come documentarista.
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Fellini, riminese trapiantato a Roma, all'inizio fa il giornalista e il vignettista. Il primo film è "lo sceicco bianco" (1952). Si afferma inizialmente per bozzetti nostalgici su personaggi votati alla marginalità (da I vitelloni, 1953, a La strada, fino a Le notti di Cabiria, 57).
Ne La dolce vita (1960), coadiuvato da Flaiano, Fellini ricostruisce un affresco su una Roma lunare e decadente e sulla società di strani aristocratici e popolani che la abitano e ne incarnano perfettamente lo spirito.

Dopo il 1960 abbandona ogni interesse per la rappresentazione della vita quotidiana e decide di entrare più decisamente nel proprio mondo interiore inserendo elementi onirici all’interno di una struttura metacinematografica.
Questo tipo di ricerca viene approfondita nel successivo 8 e 1/2 (1963), dove un regista in crisi deve fare i conti con un blocco creativo e con il sovrapporsi di presenze sempre più rarefatte, provenienti dal passato come dal presente, che vanno a comporre un grande flusso di coscienza. Modello imprescindibile per ogni ulteriore film sul cinema.


In seguito, con Giulietta degli spiriti (1965), Amarcord (1973), Il Casanova di Federico Fellini (1976), il regista precisa in termini propriamente junghiani la messa in scena di grandi configurazioni dell’inconscio collettivo.

Amarcord: film sui ricordi da ragazzo della Rimini del Ventennio. Affresco di sogni, ricordi, emozioni, speranze, riti individuali e collettivi sulla vita italiana tra le due guerre. Ma al di là delle parate, dei riti ridicoli, dei travestimenti imposti dal regime, riesce a rappresentare, anche negli aspetti positivi, il senso della festa collettiva della vita associativa della provincia, al bar, al cinema, al circo, in piazza, in un teatro, ragionando anche sul processo di rimozione collettiva del fascismo.

Collaborazioni durature con Flaiano, con l'attore feticcio M. Mastroianni (suo alter ego) e con il musicista Nino Rota (il Padrino), che cura la colonna sonora di tutti i suoi film, dallo Sceicco Bianco del 52 a Prova d'Orchestra del 78 (Rota muore nel 1979).

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Antonioni:
coprotagonista del cinema d'autore post-neorealista, accanto a Fellini. L’avventura giunge a ridosso della Dolce vita e gode di consensi contrastati. La reazione è solo differita: già nel 1961 Antonioni è assunto a forza tra i massimi maestri del cinema mondiale. Grazie all’Avventura e alla Notte, oltre che della Dolce vita di Fellini, il cinema italiano riguadagna quel prestigio internazionale che alla fine degli anni 50 appariva un po’ appannato.

Temi: incomunicabilità, alienazione.
Antonioni segue i suoi protagonisti in fuga da se stessi, dalla propria identità, da qualsiasi situazione di appartenenza, li fa muovere lungo percorsi labirintici alla ricerca di un luogo (per lo più mentale) entro cui ritrovarsi.

Il cinema diventa un mezzo di sintesi di ricerche contemporanee pittoriche, musicali (es. i Pink Floyd in Zabriskie Point), fotografiche (Blow up e Professione Reporter), estetiche.

Stilisticamente: ricerca di nuove soluzioni; lunghi piani sequenza, dialoghi limitati e finali aperti.
-"trilogia dell'incomunicabilità" (1960-1961), L'avventura, La notte e L'eclisse (con la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni).
Si afferma anche internazionalmente con i successivi "il deserto rosso", "Blow up", "Zabriskie Point" (road movie atipico) e "Professione: Reporter"

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Bertolucci: parmigiano.
La sua prima esperienza è come aiuto regista di Pasolini, nel suo esordio "Accattone".
Da un soggetto dello stesso Pasolini realizza il primo film, La commare secca.
Si fa conoscere nel 1972 per Ultimo Tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria Schneider, che suscita grandi polemiche per il contenuto erotico. Il sesso è rappresentato come unica trasgressione per sfuggire al conformismo dominante (cfr. Pasolini). In Italia Bertolucci viene condannato per offesa al senso del pudore, e privato dei diritti civili per cinque anni.

I film sono così strettamente intrecciati con la vita del regista. In effetti, dal punto di vista stilistico, non c’è una linea dominante: il dato certo viene dalla mutevolezza degli stili e dei modelli narrativi e il procedere della carriera del regista ci appare come un viaggio analitico alla ricerca della propria identità.

Negli anni 80 e 90 gira soprattutto kolossal all'estero:
-L’ultimo imperatore: tentativo di ripercorrere la storia della Cina servendosi della vicenda di un singolo individuo, Pu Yi. Punto d’arrivo della ricerca espressiva, è un film girato tutto in soggettiva, in cui i cambiamenti nella percezione della realtà (cambio della fotografia) da parte del protagonista corrispondono alla sua maturazione e alle diverse fasi di consapevolezza nell’arco dell’esistenza.
(9 Oscar, tra cui miglior film e miglior regia --> unico italiano finora)

-Piccolo Buddha (1993) ancora una volta ci troviamo di fronte a una storia di iniziazione come avverrà nei successivi Io ballo da sola e The Dreamers, ma più di tutto la tematica dell’incontro tra mondi e culture diverse, tra cinematografie europee e americana.

-The Dreamers è forse il film più profondamente autobiografico di Bertolucci: ambientato a Parigi, nel 1968, nei mesi in cui la contestazione passa anche per la Cinémathèque Française, e dal tentativo governativo di sottrarre la cineteca al suo creatore, il film cerca di trasmettere alle generazioni odierne il senso di quella passione totalizzante per il cinema che ha guidato una generazione di giovani e ha contribuito alla loro formazione. È ancora una volta una rivisitazione, carica di affettività, dell’Educazione sentimentale e del difficile passaggio della giovinezza.

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Ermanno Olmi:
raccoglie l’eredità del neorealismo. E' un autodidatta che inizia come cineamatore e che si forma girando documentari. Dalla lezione del grande documentarismo americano, oltre che Rossellini, riceve la spinta a rintracciare nei gesti quotidiani valori assoluti (fiducia nel cinema come mezzo di comprensione del mondo)

Cerca di indagare la profonda trasformazione antropologica nei gesti dell’italiano popolare che viene sbalzato di colpo da una civiltà agricola a una industriale. Il film d’esordio, Il tempo si è fermato (1961), racconta di un «breve incontro», a 2.500m, tra un vecchio montanaro e un ragazzo della città. Tagliati fuori dal mondo, due universi distanti iniziano un lento processo di avvicinamento e di conoscenza reciproca attraverso una comunicazione fatta di sguardi, silenzi, e poche parole.

Cattolico militante, nel 1965 gira "E venne un uomo", sulla vita di papa Giovanni XXIII. Ispirato a episodi della vita di Angelo Roncalli precedenti il papato, Olmi cerca di spostare l’attenzione sul mondo contadino, entro cui il futuro pontefice vive i primi anni, e sul processo spirituale che lo porta a scoprire la vocazione.

L'Albero degli zoccoli:
un’opera che con intenzioni diverse, e forse complementari rispetto a quelle di Novecento di Bertolucci, vuole contribuire alla costruzione di un monumento alla civiltà contadina. La storia della sua famiglia contadina bergamasca, racchiusa nel ciclo delle stagioni, raccoglie come finora nessun film aveva saputo fare, i momenti, i gesti fondamentali e di un mondo contadino travolto dall’avanzata industriale.



resa cinematografica del racconto "I segreti del bosco vecchio" di Buzzati, omonimo.
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Liliana Cavani
Le sue opere mostrano una volontà di confrontarsi con grandi temi storici, religiosi, letterari, sociali.
Esordisce come documentarista tv, prima del primo lungometraggio, Francesco d’Assisi (1966), prodotto dalla televisione.

I film seguenti (L’ospite, 1971, e Milarepa, 1973, Il Portiere di Notte, 1974) sono considerate come le sue realizzazioni più complete. Nell’Ospite vengono abbracciate le teorie di Franco Basaglia sulla chiusura dei manicomi, e in Milarepa è raccontata la storia di un transfert di un uomo contemporaneo nella figura di un poeta e santone tibetano del XII secolo. Il Portiere di notte si concentra sull'indagine dell'ambiguo rapporto tra vittima e carnefice.

Dove siete? Io sono qui del 1993, storia d’amore tra due ragazzi sordomuti
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Lina Wertmuller
-Questa volta parliamo di uomini, del 1965: attraverso quattro episodi la regista descrive, in termini ironico-grotteschi, gli ultimi bagliori di una società maschilista, i cui riti, i cui comportamenti sembrano sopravvivere per inerzia. L’uomo è ancora sultano, anche se è un povero bracciante del Sud senza lavoro:

Mentre in Italia è sotto accusa da parte della critica per il suo femminismo, negli USA vede dilagare il consenso della critica e del pubblico per ragioni opposte. In realtà la formula escogitata è quella di far reagire dramma e melodramma, denuncia sociale e ricorso al più facile qualunquismo, realtà e favola, attraverso il carattere esemplare delle vicende raccontate.

I titoli si snodano con regolarità lungo gli anni Settanta: Mimí metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973), Tutto a posto niente in ordine (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1976, quattro nomination agli Oscar), Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova (si sospettano motivi politici) del 1978.

Negli anni Novanta gira Io speriamo che me la cavo, tratto dal best seller del maestro Marcello D’Orta, con Paolo Villaggio.

I titoli chilometrici sono una delle sue caratteristiche.
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Marco Bellocchio: esordisce a 26 anni con "I pugni in tasca", successo di critica e pubblico, in cui esprime un’aggressiva volontà di rivolta contro le istituzioni e, prima di tutto, contro la famiglia.
La famiglia appare, anche in seguito, come il microcosmo esemplare in cui si riproducono i rapporti della società esterna, il punto d’incrocio tra l’individuo e tutte le strutture autoritarie diffuse nel sociale. Poco per volta, per via di sostituzioni progressive, lo sguardo si sposta oltre lo spazio chiuso della casa per entrare in altri universi dall’analoga struttura: il collegio, la scuola, la caserma, il manicomio

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Date:

jan 12, 1953
jul 28, 1978
~ 25 years

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