// todo need optimize like in event.jsp. Add indexing or not indexing this page. Romanzieri del Novecento (jun 16, 1940 – jan 1, 1996) (Timeline)
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April 1, 2024
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Romanzieri del Novecento (jun 16, 1940 – jan 1, 1996)

Description:

Pavese: piemontese, delle Langhe di Cuneo.
Americanista, traduttore di classici come Moby Dick, trova un discreto successo con una serie di romanzi tra il 46 e 50. Le sue opere della maturità sono "La casa in collina" (48) e "La luna e i falò" (1950). Muore suicida proprio nel 50.

Attivo anche come poeta, si distacca completamente dal panorama della lirica contemporanea, dominata dall'ermetismo.
Scrive infatti secondo un modello di "poesia-racconto", caratterizzata dal verso lungo, che sembra presupporre una lettura in pubblico.
L'opera principale è "Lavorare stanca".

Ricorre nella sua produzione il contrasto tra coppie opposizionali (campagna/città, infanzia/maturità, uomo/donna).
Utilizzo di simboli: non gli interessa tanto rappresentare la realtà oggettiva quanto la "realtà simbolica", che si nasconde al di sotto della esteriorità.
«Ci vuole la ricchezza d'esperienze del realismo e la profondità del simbolismo. Tutta l'arte è un problema di equilibrio fra due opposti.


La luna e i falò: Anguilla (soprannome del protagonista) torna quarantenne nel suo paese d'origine, nelle Langhe, dopo aver cercato fortuna in America. Qui rincontra l'amico/mentore Nuto, che gli mostra come sono cambiate (o non cambiate) le cose.
Falò: accendono la curiosità di Anguilla da bambino, diventano poi simbolo di distruzione nel dopoguerra (il romanzo si chiude con Nuto che spiega che la sua sorellastra Santa, che lui ricordava bambina felice, è stata ammazzata dai partigiani per aver fatto il doppiogioco con i fascisti, e il suo corpo bruciato).
Autobiografismo, quasi un bilancio della sua vita

Nell'ultima fase torna anche alla poesia (es. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, che nella frase finale esprime tutto il pessimismo di Pavese: scenderemo nel gorgo muti).

Postumo viene pubblicato anche il suo diario "il mestiere di vivere", in cui annota anche riflessioni sul proprio stile. Il diario, che ha come precedente solo lo Zibaldone di Leopardi, segue la tradizione baudelairiana del diario intimo che registra non solo gli avvenimenti, ma diventa un vero laboratorio di riflessione sul proprio lavoro


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Gadda: brianzolo, famiglia alto borghese che però va incontro a un dissesto economico.


Stile: "barocco", linguaggio personalissimo, con la mescolanza di dialetti (milanese, fiorentino, romanesco, napoletano ecc), gerghi tecnici. vocaboli arcaici e aulici, neologismi, parole straniere ecc (plurilinguismo).
Accumulazione caotica (lunghissimi elenchi di elementi diversissimi), metafore bizzarre, deformazioni linguistiche, digressioni infinite su particolari minimi, dimenticando la trama.
Non è un virtuosismo gratuito, ma il suo modo di processare la realtà, che gli appare come un caos informe, un pasticcio di oggetti che suscitano il suo disgusto.
Addirittura, nelle sue intenzioni cerca di scrivere romanzi dalla struttura ordinata, ma è come se questa ricerca di ordine esplodesse inevitabilmente all'atto di scrivere.
Per questo, i suoi romanzi restano puntualmente incompiuti (compreso "Quel pasticciaccio, in cui non si scopre alla fine chi è il colpevole del giallo).

=per la sua visione di un mondo caotico e labirintico, che disgrega la forma romanzesca, e per la demistificazione della realtà attraverso il linguaggio, è stato guardato come un maestro dalla neo-avanguardia e dal post-moderno (difatti anche "Quel Pasticciaccio" è un giallo, come "il nome della rosa").


Due romanzi chiave:
-Quel pasticciaccio brutto de Via Merulana (57): giallo su un furto di gioielli e sull'omicidio di una signora borghese in via Merulana (zona Colosseo). La scelta del giallo è significativa per il desiderio di Gadda di ricercare un ordine e un senso nel garbuglio della realtà.
Il commissario Ingravallo, molisano, poliziotto filosofo, è un alter ego di Gadda, portavoce di molte sue convinzioni

-La cognizione del dolore (63): romanzo molto autobiografico; è ambientato in un immaginario paese sudamericano, il Maradagal (dietro il quale si riconosce facilmente la Brianza). Nell'alter ego fittizio di don Gonzalo, discendente di una famiglia di hidalgo ormai in difficoltà economica, proietta tutte le sue sofferenze (per la perdita del fratello, il rapporto complesso con la madre, la solitudine per sfuggire all'"oceano di stupidità che lo circonda") e le sue ossessioni (il cattivo gusto dilagante, i parvenu ignoranti, i contadini rozzi, le città caotiche ecc). Le sue nevrosi scoppiano spesso in scatti d'ira, spesso diretti alla madre, che infatti ha paura di lui.
Anche questo romanzo resta incompleto, proprio nel punto in cui la signora viene ritrovata morente, lasciando il sospetto che l'autore del crimine sia il figlio.

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Leonardo Sciascia: (1921-1989) siciliano.
Nel 1961 comincia a dedicarsi a quello che diverrà il tema prevalente nella sua produzione: il “giallo”. In Sciascia però, questo genere è utilizzato in maniera innovativa, per trattare il problema mafioso della sua terra d'origine. acquistando un carattere di denuncia sociale. E' infatti più interessato alla descrizione delle cause economiche e sociali che si annidano dietro ai delitti, piuttosto che alla risoluzione degli stessi. Tra i romanzi spiccano: Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966), da cui sono tratti film di pari successo.
Si dedica anche all'attività giornalistica e politica.

Sicilitudine: per Sciascia la Sicilia è una cartina di tornasole dell’Italia intera. Per capire il Belpaese bisogna prima capire la Sicilia, dove sono presenti in un territorio circoscritto tutti gli estremi che caratterizzano l'Italia, dalle eccellenze al degrado, alle contraddizioni. «Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia. Gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima propizio alla vegetazione della palma, viene verso il nord di 500 m ogni anno. E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma».
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Elsa Morante (1912-1985) :
romana. Le sue opere più celebri sono L'isola di Arturo e La Storia. Scrittrice di grande rilievo, soprattutto per quanto riguarda la produzione di romanzi, si dedica anche all'attività di traduttrice. Sposata con Alberto Moravia.

Tema ricorrente dei suoi 4 romanzi: il legame profondo che unisce le creature dello stesso sangue e le porta spesso a soccombere di fronte alla violenza del mondo esterno.
Sistema di pensiero che privilegia forme di esistenza minori, come quelle dei bambini o delle creature umili, e vede incarnarsi in esse valori esistenziali altissimi (es. la purezza, il coraggio)


L’isola di Arturo (1957): un “romanzo di formazione”, anche se non rimane molto del genere ottocentesco. Il romanzo trasfigura un’esperienza autobiografica documentata dai diari del periodo, e potrebbe essere inteso come il racconto della perdita dell’innocenza. La Morante, pur vivendo con Moravia, prova una lunga passione per il regista omosessuale Luchino Visconti e improvvisamente si rende conto di dover dire addio alla giovinezza e a Visconti. Arturo, il ragazzo che racconta in 1° persona i momenti della sua crescita nella misteriosa isola (Procida), è la scrittrice stessa: “la sola ragione che io ho avuta (nel mettermi a raccontare la vita di Arturo) è stata il mio antico e inguaribile desiderio di essere un ragazzo”. Ma l’iniziazione del ragazzo passa per una serie complessa di fasi, le più importanti sono l’amore impossibile per la matrigna (popolana ignorante ma capace di insegnargli le leggi elementari del mondo adulto) e la scoperta sconvolgente dell’omosessualità del padre. Tutto il romanzo è dominato dall’amore del figlio per il padre, dove possiamo intravedere la trasfigurazione dell’amore della Morante per Visconti.
L’isola di Procida rappresenta una location misteriosa, dove si ritrovano presenze animalesche, premonizioni, oscillazione continua tra reale e sogno.

La storia (1974), costituisce un vero e proprio caso editoriale. Esce in una edizione economica, vende moltissimo, e provoca lunghe discussioni e polemiche. La Morante vuole raccontare il male insito nei regimi totalitari, la distruzione della 2° guerra mondiale, il dopoguerra, ma sceglie un doppio registro narrativo: ogni capitolo è preceduto da sintetici riassunti dei grandi eventi storici, mentre al centro del racconto ci sono le vicende di un'umile maestra di origine meridionale ed ebrea, Ida Ramundo, che subisce una violenza sessuale a Roma da parte di un giovane soldato tedesco smarrito e destinato a morire subito dopo: sono due vittime della storia, votate all’oblio, ma dal loro incontro nasce una creatura particolare, un nuovo Cristo, il piccolo Giuseppe (Useppe). La coppia di Ida e Useppe, chiusa in una specie di autismo comunicativo, vive i bombardamenti sul quartiere di S. Lorenzo, la fuga dalla città, il ritorno alla norma, circondata da un coro di personaggi popolari.

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Natalia Ginzburg:
Natalia Levi, assume il cognome Ginzuburg dopo il matrimonio con Leone Ginzburg; sarà una delle figure più importanti della scena culturale italiana del dopoguerra, amica della Morante, di Pavese, di Calvino ecc.

Lessico famigliare: romanzo autobiografico del 1963, descrive la vita quotidiana della famiglia Levi, dominata dalla figura del padre Giuseppe, scienziato ebreo (insegnante della Montalcini). E' la cronaca ironico-affettuosa della famiglia dal 1925 ai primi '50, attraverso abitudini e soprattutto la comunicazione linguistica.
Ripercorre vicende familiari legate all'età fascista e alla guerra, quando vengono evocati l'uccisione del marito dell'autrice, Leone Ginzburg, per attività antifascista, la persecuzione degli ebrei, fino ad arrivare al suicidio di Cesare Pavese e alla caduta delle illusioni della Resistenza. Nel 1963 il romanzo vince il Premio Strega.

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Fenoglio

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Moravia (1907-1990):
romano, uno dei più celebri romanzieri del XX secolo. Le tematiche principali sono legate alla sessualità e all'alienzaione sociale (anticipatore dell' esistenzialismo). Il 1° romanzo di successo è Gli Indifferenti, del 1929, ma ricordiamo anche La ciociara (da cui viene tratto il famoso film di De Sica, nel 1960), La noia, e Racconti romani. Moravia è stato sposato con Elsa Morante.

Gli indifferenti: scritto durante la permanenza dell'autore a Bressanone dopo il ricovero a causa della tubercolosi ossea di cui soffriva sin da bambino. E' interamente ambientato in spazi chiusi. Questa condizione di oppressione e di prigionia è simbolo della vacuità e dell’inutilità della realtà e dell’incapacità dei protagonisti di modificarla. Moravia denuncia l’incapacità di vivere autenticamente la realtà (l'indifferenza, appunto) propria della borghesia degli anni Trenta, schiava dei valori del denaro e del sesso.
L'oggettività della narrazione si fonde con la tecnica teatrale, su cui si reggono i molti dialoghi del romanzo.

La Ciociara: in seguito dell’importante esperienza dei Racconti romani che avvicinano lo scrittore alla corrente neorealista, Moravia ambienta La ciociara (pubblicato nel 1957 ma in lavorazione sin dal 1946) nella Roma (e poi nella Ciociaria) delle fasi conclusive della guerra. Romanzo costruito di memorie autobiografiche (Moravia sarà rifugiato in Ciociaria con la Morante dal settembre 1943 al maggio 1944 per sfuggire ai fascisti) ma in cui ricorrono anche i temi tipici della narrativa moraviana (il ruolo dell’intellettuale, la critica dei costumi borghesi, l’importanza dei valori umani in una società insensibile ed ipocrita).

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Date:

jun 16, 1940
jan 1, 1996
~ 55 years