Prima Repubblica (apr 1, 1946 – may 1, 1994)
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p. 541 del Prosperi
Durante la «Prima Repubblica», la Dc, che guidò quasi tutti i governi, si attestò appena sotto il 40% dei voti (raggiunse il suo minimo storico alle elezioni del 1987, con il 32,9%); il Pci crebbe lentamente fino a superare il 30% negli anni Settanta, mentre il Psi rimase sempre sotto il 15%. Il resto dell'elettorato si divise fra i partiti minori (repubblicani, socialdemocratici e li-berali), stabilmente alleati della Dc, e il Movimento sociale italiano, che rimase intorno al 5% dei voti.
Nell'area governativa nessuno immaginava di allearsi con il Partito comunista e quindi un terzo dell'elettorato italiano, con il relativo patrimonio di competenze e di risorse politiche, rimase per decenni inutilizzabile per il governo democratico del Paese.
Perciò il quadro politico dell'Italia repubblicana rimase immobile e il ceto politico fu al riparo da ogni rischio di alternanza. I dirigenti dei partiti sapevano che, finché il confronto fra Est e Ovest fosse perdurato, la situazione esistente non si sarebbe modificata.
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