dec 11, 1792 - Inizia il processo a Luigi XVI (RF)
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I Girondini, fazione moderata della Convenzione, volevano mantenere il re deposto agli arresti, sia come ostaggio che come garanzia per il futuro. I membri della Comune e i deputati più radicali, che presto avrebbero formato il gruppo noto come la Montagna, sostenevano invece l’immediata esecuzione di Luigi. Il background legale di molti dei deputati rendeva difficile per un gran numero di loro accettare un’esecuzione senza un processo legale, così fu deciso che il monarca deposto fosse processato davanti alla Convenzione Nazionale, l’organo che ospitava i rappresentanti di il popolo sovrano. In molti modi, il processo dell’ex re ha rappresentato il processo della monarchia da parte della rivoluzione. Sembrava come se con la morte dell’uno venisse la vita dell’altro. Lo storico Jules Michelet in seguito ha sostenuto che la morte dell’ex re portò all’accettazione della violenza come strumento di felicità. L’11 dicembre, tra strade affollate e silenziose, il re deposto venne portato via dal Tempio per presentarsi davanti alla Convenzione e ascoltare il suo atto d’accusa, un’accusa di alto tradimento e crimini contro lo Stato. Il 26 dicembre, il suo avvocato, Raymond Desèze, fornì la risposta di Luigi alle accuse, con l’assistenza di François Tronchet e Malesherbes. Prima che il processo iniziasse e Luigi montasse la sua difesa alla Convenzione, disse ai suoi avvocati che sapeva che sarebbe stato dichiarato colpevole e sarebbe stato ucciso, ma di prepararsi e agire come se potessero vincere. Si rassegnò e accettò il suo destino prima che il verdetto fosse deciso, ma era disposto a lottare per essere ricordato come un buon re per il suo popolo.
La Convenzione doveva votare su tre questioni: primo, “Luigi è colpevole”; secondo, qualunque sia la decisione, “dovrebbe esserci un appello al popolo”; e terzo, “se giudicato colpevole, quale punizione dovrebbe subire Luigi?” L’ordine di votazione su ogni domanda era un compromesso all’interno del movimento giacobino tra i Girondini e la Montagna; nessuno dei due era soddisfatto ma entrambi accettati.
Il 15 gennaio 1793, la convenzione, composta da 721 deputati, votò il verdetto. Date le prove schiaccianti della collusione di Luigi con gli invasori, il verdetto era una conclusione scontata – con 693 deputati che votavano colpevoli, nessuno per l’assoluzione e 23 astenuti. Il giorno successivo, ebbe luogo una votazione per appello nominale per decidere sul destino dell’ex re, e infine Luigi fu condannato a morte, anzichè alla prigione o all’esilio, per un solo voto. www.paesesera.toscana.it
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