jul 3, 1778 - Battaglia e Massacro di Wyoming Valley (GRA)
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La Battaglia della Valle di Wyoming ed il massacro che ne seguì, nel luglio del 1778, è stato chiamato “l’orrore insuperato della Rivoluzione Americana” a causa degli atti orrendi e brutali commessi dai guerrieri della Confederazione Irochese e dai loro alleati inglesi e lealisti, contro gli Yankee del Connecticut che si erano insediati nella valle del Wyoming in Pennsylvania. Questi sanguinosi eventi erano parte di una disputa molto grande per il possesso delle terre, tra i coloni della Pennsylvania, del Connecticut, ed i Nativi Americani. Il fatto che si sviluppò durante la Rivoluzione Americana, riflette l’influenza esplosiva della rivoluzione interna alla Pennsylvania sulla lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Queste dispute avevano portato ad uno stato di guerriglia negli anni precedenti la Rivoluzione, tra i Pennamite (coloni delle Pennsylvania) e gli Yankee del New England, appoggiati a seconda dei casi dalle diverse nazioni indiane, con il condizionamento dell’Inghilterra che usava la rivalità esistente, ai propri scopi. Questa situazione costringerà il Congresso Continentale nell’aprile del 1776
ad appellarsi sia agli Yankee che ai Pennamite, perché cessassero le loro ostilità, a favore della comune causa della loro libertà.
Supportati dal Cap. John Butler dei Rangers britannici, i leader Irochesi iniziarono a fare piani per terrorizzare i coloni della valle del Wyoming. Trovarono degli alleati volenterosi nei coloni che abitavano ora a nord di questa valle e che aspiravano ad insediarsi dentro la valle stessa. Come queste forze si mobilitarono a fine primavera del ’78, il Colonnello Zebulon Butler, uno dei leader degli agricoltori originari del Connecticut e ufficiale dell’esercito Continentale, assunse il controllo di una milizia territoriale composta da oltre 386 Yankee che si erano mobilitati a protezione della loro comunità.
Il 1 luglio, John Butler con una forza di circa 1.000 uomini, composta da regolari inglesi, lealisti irregolari e indiani, entrarono nella valle del Wyoming e presero il controllo dei forti Yankkee di Wintermoot e Jenkins, sulla riva occidentale del fiume Susquehanna, appena a monte di Wilkes-Barre.
L’indomani mattina, un contingente combinato di 500 uomini tra indiani e lealisti si diresse a sud e chiese la resa al forte Forty Fort. Il Col. Zebulon Butler e altri ufficiali superiori invitarono alla cautela, discutendo se resistere nel forte, aspettando rinforzi o abbandonarlo confrontandosi con i nemici in campo aperto. Non c’erano realisticamente molte possibilità di ricevere aiuto e più passava il tempo, i più giovani tra i miliziani premevano perché si passasse all’attacco, accusando i loro superiori di codardia. Come gli altri miliziani del New England, gli Yankee del Connecticut intendevano i termini che regolavano il loro arruolamento letteralmente come un “contratto” che doveva essere rispettato nei dettagli, pena l’invalidità dello stesso; di conseguenza il loro arruolamento era finalizzato a combattere, non ad aspettare di essere attaccati. Realizzando questo assunto, gli ufficiali cedettero alla loro richiesta di attaccare. Fu un errore fatale!
Poco prima di Mezzogiorno del 3 luglio, Butler e i suoi 386 uomini uscirono dal forte per dare battaglia alle forze di invasione. Mentre in marcia verso Fort Wintermoot, ora in mano nemiche, per lanciare il loro attacco, furono avvistati da una pattuglia di indiani che avvisarono il colonnello inglese John Butler che gli Yankees erano a circa un miglio dal forte. Butler ordinò di incendiare il forte, in modo da indurre i miliziani a credere che si fossero ritirati, mentre procedettero invece a organizzare una linea di battaglia nella boscaglia circostante. Alle 15 circa, gli Yankee arrivarono a Wintermoot, che era in fiamme. Ma l’ufficiale americano non si lasciò ingannare e prese ad irridere i nemici mantra dispiegava i suoi uomini per la battaglia. Ma poiché i britannici con i loro alleati si mantennero acquattati, Butler diede ordine di attaccare. Dopo aver sparato 3 salve, senza incontrare alcuna resistenza gli Yankee si trovarono a meno di 100 metri dal nemico quando gli irochesi a quel punto balzarono improvvisamente loro addosso, coperti dal fuoco dei Pennamite e degli inglesi, appostati nel bosco.
Gli indiani ben presto circondarono i miliziani che cercarono confusamente di ritirarsi. Nei successivi 30 minuti terminò la battaglia di Wyoming ed ebbe inizio il “Massacro di Wyoming”.
Pattuglie di irochesi tagliarono la ritirata americana verso Forte Forty, i quali si trovarono investiti dal fuoco incrociato dei rangers Britannici e dei Pennamites. Per il resto della giornata i miliziani del Connecticut vennero torturati, uccisi e scalpati. Molti Yankee si gettarono nel fiume Susquehanna, nella Speranza di trovarvi scampo, solo per venire invece trafitti dalle lance degli indiani. All’alba del giorno dopo le loro carcasse, galleggiarono lungo il corso del fiume, infestando le rive del Susquehanna. Solo 60 dei miliziani che avevano marciato in battaglia, sopravvissero. Gli Irochesi presero lo scalpo di 227 Yankee
Il Massacro divenne un importante strumento di propaganda per la causa dell’Indipendenza americana.
Da ExplorePAHistory.com
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