9 март 1935 г. - Fazioni rivali all'interno dell'esercito giapponese
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L'Esercito imperiale giapponese aveva una lunga storia di divisioni in fazioni rivali all'interno del gruppo dei suoi principali alti ufficiali; questi dissensi interni discendevano in origine dai contrasti di tipo feudale già presenti nell'era Meiji. All'inizio degli anni trenta gli ufficiali del comando supremo erano divisi in due gruppi rivali principali: la Kōdōha o "Fazione della via imperiale", guidata dal generale Sadao Araki e Jinzaburō Mazaki, e la Tōseiha, la fazione del "Controllo" rappresentata soprattutto dal generale Tetsuzan Nagata[4][5][6].
La Kōdōha enfatizzava l'importanza della cultura giapponese, la superiorità della purezza spirituale sul predominante materialismo della vita moderna; essa inoltre affermava l'esigenza imperiale di attaccare l'Unione Sovietica (politica del Hokushin-ron). Al contrario invece gli ufficiali della Tōseiha, che erano fortemente influenzati dalle idee dello stato maggiore generale tedesco, sostenevano l'importanza di una pianificazione economica e militare centralizzata ("teoria della Guerra totale"), della modernizzazione tecnologica, della meccanizzazione dell'esercito; questi militari soprattutto richiedevano una espansione imperiale in Cina (politica del Nanshin-ron). La Kōdōha aveva dominato all'interno dell'Esercito imperiale durante il periodo in cui il generale Araki era stato Ministro della Guerra (1931-1934), e suoi componenti avevano occupato le più importanti posizioni all'interno dello stato maggiore, ma dopo le dimissioni del generale Araki, molti dei suoi sostenitori furono sostituiti da ufficiali seguaci della fazione Tōsei-ha.
I giovani ufficiali [cioè soldati meno privilegiati e con carriera di formazione più limitata] credevano che i problemi della nazione fossero il risultato dell'abbandono da parte del Giappone dalla via del kokutai (国体? un termine generico di solito tradotto come "politica nazionale", nel senso di armonica connessione tra l'Imperatore e lo Stato). Le "classi privilegiate", secondo questa concezione, sfruttavano il popolo, accrescevano la povertà delle aree rurali, e ingannavano l'Imperatore, usurpando i suoi poteri e indebolendo il Giappone. La soluzione, credevano questi ufficiali, avrebbe dovuto essere una "restaurazione Shōwa" sul modello della restaurazione Meiji di 70 anni prima. Con l'insurrezione e la conseguente distruzione dei "consiglieri del diavolo che circondano il Trono", gli ufficiali credevano possibile restaurare l'autorità dell'Imperatore; egli quindi avrebbe potuto sradicare le ideologie occidentali e le politiche che sfruttavano il popolo, restaurando la prosperità della nazione. Queste idee erano fortemente influenzate dalle ideologie nazionaliste contemporanee, in particole la filosofia politica dell'ex-socialista Kita Ikki.
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