33
/it/
AIzaSyAYiBZKx7MnpbEhh9jyipgxe19OcubqV5w
August 1, 2025
697411
211859
2

Teatro Novecento (16 giug 1900 anni – 1 gen 2000 anni)

Descrizione:

Totò, attivo in teatro già dagli anni 20, nel 1932 divenne capocomico di una propria formazione, diventando uno dei maggiori protagonisti della stagione dell'avanspettacolo, come "guitto", ovvero attore che recitava senza un copione ben impostato interpretando macchiette come il pazzo, il chirurgo, il manichino. A queste caratteristiche aggiungeva grandi capacità mimiche e satiriche. Grande successo popolare.

Con la decadenza dell'avanspettacolo (1940), Totò si dedica alla rivista (genere teatrale dal carattere satirico, nato a Parigi, concesso dal regime fascista). In questi anni la spalla comica è Mario Castellani, abbiamo una collaborazione duratura con Anna magnani (fino al grande successo di Roma città aperta che la consacra come una delle più grandi attrici del mondo). Appena terminata la guerra torna a recitare con la rivista "con un palmo di naso" in cui impersonò il Duce e Hitler in chiave satirica, mandando il pubblico in estasi.

A partire dal 37 è attivo anche nel cinema, con maggiore intensità dopo il 47 quando esplode la cosiddetta totomania. Gli furono proposti moltissimi film, molti dei quali non venivano nemmeno realizzati, spesso per problemi di produzione o per sua rinuncia. Alcuni venivano girati contemporaneamente, in tempi ristrettissimi (la maggior parte in due o tre settimane) e su set spesso improvvisati,
Come sul palcoscenico, anche nel cinema dava libero sfogo all'improvvisazione: il copione rappresentava solo un timido canovaccio per l'attore, un punto di partenza per la spontaneità dei suoi numeri. Quindi spesso concepiva sul momento le gag e le battute, così tuttavia nacquero anche alcune delle sue scene cinematografiche più famose.
Alla fine realizzerà 97 film.

Collaborazione cinematografica con Peppino de Filippo, nell'ultima fase della carriera si riciclerà anche come attore drammatico, es. per Pasolini in Uccellacci e Uccellini.

________________________________________________
Eduardo De Filippo: nel 1931 fonda con i fratelli Peppino e Titina la Compagnia del Teatro Umoristico, con con cui porta in scena commedie in dialetto napoletano, sulla quotidianità locale. Tra i suoi capolavori: Natale in Casa Cupiello, Filomena Marturano, Sabato, Domenica e Lunedì, Il Sindaco di Rione Sanità.
La compagnia del teatro umoristico inscenava testi scritti dai tre fratelli, ma ben presto quelli di Eduardo si rivelarono i migliori, anche se scrisse quelli più importanti nel secondo dopoguerra. Ebbero un grandissimo successo per tutta la loro carriera, anche perché sul palco avevano personalità molto diverse e complementari: Titina era un attrice molto intensa e la sua performance più importante fu quella di filumena Marturano nell'omonima commedia scritta per lei da Eduardo.
Peppino era il più comico dei tre, famoso per le collaborazioni con Totò; anche lui scrisse più di 50 testi, anche se non paragonabili al genio del fratello Eduardo, probabilmente il più grande scrittore di commedie degli ultimi 80 anni, oltre che attore versatilissimo.

__________________________________________________
Vittorio Gassman è sicuramente il più grande attore della nuova generazione che si afferma a partire dai tardi anni 40 e negli anni 50, proponendo una nuova figura di attore-"mattatore" (come fu definito e si autodefinì). Comincia a lavorare con importanti registi come Visconti, ma dopo una lite con quest'ultimo decise di proporsi come capocomico e regista di tutti i suoi spettacoli. Negli anni 50 conoscerà uno strepitoso successo fra cui spicca l'Amleto del 52 trasmesso anche in tv. Ma il motivo per cui vale la pena ricordare Gassman è il tentativo di creare una nuova idea di teatro, attraverso l'esperimento del Teatro Popolare italiano (TPI), nel 1960. Egli fece costruire una struttura monumentale itinerante (come un tendone da circo, ma studiato in modo da avere un palcoscenico molto ampio e con 3000 posti per gli spettatori); la sua idea era quella di riuscire a garantire uno spettacolo di qualità (proprio dei teatri stabili delle grandi città) raggiungendo anche i centri periferici (come le compagnie di giro), garantendo prezzi accessibili. Tuttavia l'idea si rivelò difficile da concretizzare e la struttura fu in grado di effettuare solo tre rappresentazioni: una a Milano, una a Roma e una a Siracusa.
________________________________________________
Carmelo Bene, salentino, è stato il più importante fra i teatranti che hanno dato vita a una rivoluzione negli anni 60, spesso definita "teatro di contraddizione". Esordisce nel 59; spesso interpreta classici del teatro e della letteratura in ottica straniante, anche su ispirazione del modello Brechtiano. Esaspera la recitazione, accentuando sillabe, spezzando frasi, caricando i gesti rendendoli meccanici, al punto da trasformare la parodia in un estraniazione dell'attore dal personaggio. Quello che vuole far esprimere con la sua parodia è sostanzialmente l'impossibilità del tragico, ovvero l'impossibilità di mettere in scena sentimenti forti, drammatici, tragici, come avveniva nel teatro del passato, a causa di una società che ha cancellato certi valori e certi sentimenti.
________________________________________________
Dario Fo: Nobel per la Letteratura nel 1997, il suo capolavoro è "Mistero Buffo" del 1969, mix di elementi della farsa medievale, della satira (politica e clericale) e del mimo. Studioso di cultura orale popolare, Fo è un grande affabulatore, raccontando nei suoi monologhi storie bizzarre e satiriche. Inventore del grammelot (miscuglio di dialetto padano, onomatopee, neologismi, ricalcando la parlata del cantastorie medievale). Accanto a lui la moglie Franca Rame, coautrice di molti testi.
__________________________________________________
Marco Paolini:
uno dei massimi esponenti del "cosiddetto teatro di narrazione": un teatro che, sulla scia della lezione del Mistero buffo di Dario Fo, è costituito da monologhi su tematiche complesse. Si fonda sul racconto di un performer che - senza trucco, costumi o scenografia - assume la funzione di narratore, con la propria identità non sostituita, cioè senza interpretare un personaggioc. Si è soliti ascrivere alla prima generazione della narrazione, oltre a Paolini (attivo dagli anni 70), anche Laura Curino e Marco Baliani: le voci più significative della "2° generazione" sono invece Ascanio Celestini, Davide Enia, Giulio Cavalli.
-Il racconto del Vajont
-Il milione, Quaderno veneziano
-Il Il sergente nella neve (di Mario Rigoni Stern)
-Verdi, narrar cantando

Aggiunto al nastro di tempo:

Data:

16 giug 1900 anni
1 gen 2000 anni
~ 99 years