Dopo il sacco e distruzione di Corinto, la Grecia (a parte Atene) godeva di una libertà solamente formale, sottoposta allo Stato romano nella persona del governatore di Macedonia. La supremazia militare romana ebbe però una importante conseguenza culturale come ci illustra, in modo proverbiale, il famoso verso 156 del componimento iniziale del secondo libro delle Epistole di Orazio: "Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio" che tradotto significa: la Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore e le arti portò nel Lazio agreste. Nell'esametro si può riconoscere una precisa allusione alla presa di Corinto del 146 a. C. e al trasporto fin nel Lazio delle statue greche e di altri capolavori artistici razziati come bottino di guerra da parte del console Mummio.
La struttura originale della famiglia, le relazioni sociali e la cultura romana subirono profondi sconvolgimenti: il contatto con la civiltà greca e l'arrivo nella città di moltissimi schiavi ellenici (in molti casi più colti e istruiti dei loro stessi padroni) generò nel popolo romano, specialmente tra la classe dirigente, sentimenti e passioni ambivalenti: i Romani si divisero tra chi voleva conservare e chi invece desiderava innovare i costumi rurali romani - mos maiorum -, introducendo usanze e conoscenze provenienti dall'Oriente. L'accettazione della cultura ellenistica fece sì effettivamente che il livello culturale dei Romani, almeno dei patrizi, crescesse significativamente - basti pensare all'introduzione della filosofia, della retorica, della letteratura e della scienza greca. Tutto ciò naturalmente non accadde senza provocare una strenua opposizione e resistenza da parte degli ambienti più conservatori, reazionari e anche retrivi della comunità romana. Costoro si scagliarono contro le culture extra-romane, tacciate di corruzione dei costumi, di indecenza, di immoralità, di sacrilegio nei confronti delle abitudini religiose romane. Questi due opposti schieramenti furono ben rappresentati da due gruppi di potere di eguale importanza, ma di radicalmente opposta visione: il circolo culturale degli Scipioni, che diede a Roma alcuni tra i più dotati comandanti militari della storia (l'Africano su tutti), e il circolo di Catone, il quale lottò accanitamente contro l'ellenizzazione del modo di vivere romano con una tenacia e un vigore che diventarono leggendarie (o famigerate a seconda dei punti di vista), tutto a favore del ripristino del più antico, genuino ed originale mos maiorum, quell'insieme di costumi e usanze tipiche della Roma arcaica che, secondo Catone, avevano permesso al popolo romano di rimanere unito di fronte alle avversità, di sconfiggere ogni sorta di nemico, di piegare il mondo al proprio volere. Questo scontro tra nuovo e antico, come è facile immaginare, non si placò fino alla fine della repubblica, anzi possiamo dire che questo scontro tra "conservatorismo" e "progressismo" è stato presente in tutta la storia romana, anche nel periodo imperiale.
Cartina della spedizione militare contro la lega achea Busto di Scipione l'Africano, metà I sec. a.C. Patrizio Torlonia (forse Catone il Censore) 80-70 a.C.