28 maio 1905 ano - Battaglia di Tsushima (GRG)
Descrição:
Al comando dell'ammiraglio Rožestvenskij cinquanta navi da guerra salparono alla fine di agosto 1904 dalla base di Kronštadt, di fronte a San Pietroburgo, dirette a Vladivostok. Dovevano circumnavigare l'Europa e l'Africa passando per il Capo di Buona Speranza, per risalire in seguito l'Oceano Indiano fino all'Estremo Oriente. Contro l'opinione dello stesso ammiraglio Rožestvenskij furono inserite nella flotta, inizialmente basata solo sulle più moderne unità della marina imperiale russa, anche alcune vecchie corazzate, che, pur non essendo completamente obsolete, rendevano la flotta più lenta e, in ultima analisi, più debole ed esposta agli attacchi giapponesi. Wikipedia
Rozhdestvenski aveva appreso ormai da tempo che Port Arthur era caduta, ma a quel punto non poteva far altro che tirar dritto verso Vladivostok, anche perché questa era la farneticante volontà dello Zar. La scelta di tentare la forzatura dello Stretto di Tsushima fu dettata essenzialmente da problemi di autonomia delle navi e dalla difficoltà di effettuare un ulteriore carico di carbone proprio nei pressi dell'arcipelago giapponese.
Il primo contatto visivo tra le due formazioni avversarie avvenne alle 4,45 del mattino del 27 maggio, e sulla base dei primi avvistamenti Togo organizzò la sua flotta per lo scontro decisivo. La flotta russa appariva e scompariva in mezzo ai banchi di nebbia, ma a un certo momento si presentò uno squarcio più grande che permise l'inizio della battaglia: spararono per primi i russi, e presto i giapponesi risposero. Una manovra rischiosa ma azzeccata di Togo aveva posto i giapponesi in posizione vantaggiosa per il combattimento: tutta la flotta giapponese concentrò il fuoco sull'ammiraglia Suvorov, che era in testa alla linea russa, poi, danneggiata quella e scompaginata la formazione, ripetè la stessa tattica con le altre navi russe maggiori, facendo in poco tempo uno scempio della squadra principale. Lo stesso ammiraglio Rozhdestvenski, gravemente ferito e privo di conoscenza, fu trasbordato su un'altra nave prima che la Suvorov affondasse. Alle 3 del pomeriggio le quattro moderne corazzate russe che costituivano il nerbo della squadra erano state messe tutte fuori combattimento. A quel punto partì il massacro delle unità minori. Alle 7,20 della sera Togo ordinò il cessate il fuoco ai cannoni.
La flotta di rinforzo di Nebogatov si trovava più indietro, e aveva partecipato solo marginalmente alla fase più cruenta della battaglia. Togo sperava di distruggere anche quella durante la notte, e le lanciò contro le sue torpediniere e i suoi caccia, che attaccarono ininterrottamente fino all'alba, affondando quattro incrociatori, poco però rispetto all'enorme sforzo compiuto. Così, all'alba del 28 maggio, la caccia di Togo riprese. Gli equipaggi delle navi russe che erano scampate agli affondamenti della notte non ne potevano più: erano ai posti di combattimento da 24 ore, e per sei ore erano stati impegnati in una delle più sanguinose battaglie mai combattute sui mari; Togo invece aveva avuto modo di far riposare i suoi equipaggi per qualche ora. Ripreso il contatto con le navi russe in fuga, Togo serrò le distanze e si portò a tiro con i suoi cannoni principali, tenendosi però fuori dal raggio di quelli russi, e iniziò il fuoco. Nebogatov, vedendosi inesorabilmente inferiore in termini di numero, di velocità, di armamento, di condizioni dell'equipaggio, decise per la resa.
L'unico che riuscì a sfuggire alla morsa giapponese fu l'incrociatore Izumrud, che fu autorizzato a lasciare la flotta e a sfruttare la sua maggior velocità per fuggire da solo verso Vladivostok.
Nel corso di tutta la battaglia vi furono svariati episodi di navi russe che, rimaste isolate, combatterono eroicamente fino alla fine: per esempio, l'equipaggio della corazzata Svyetlana abbandonò la nave solo quando essa era ormai in procinto di affondare, per evitare che i giapponesi se ne impadronissero; l'equipaggio della Buistri portò la propria nave ad arenarsi su una spiaggia della Corea; l'equipaggio dell'incrociatore Donskoi, dopo essersi difeso fieramente dagli attacchi nemici, vistosi ormai intrappolato autoaffondò la nave nei pressi dell'isola di Matsushima.
Rozhdestvenski, col corpo tutto ricoperto di ferite, fu fatto prigioniero e portato all'ospedale della Marina di Sasebo. Qui ricevette la visita di Togo, che gli espresse tutta la sua ammirazione per l'eroico comportamento dei suoi marinai durante la battaglia. Paolo Poggiolini
Adicionado na linha do tempo:
Data: