Informale (25 avr. 1950 – 10 nov 1965)
Description:
Con il termine «informale» vengono definite una serie di esperienze artistiche, sviluppatesi negli anni ’50, di matrice astratta. Caratteristica dell’«informale» è l'essere contrario a qualsiasi «forma» (o comunque alle forme imitate dalla natura). L'informale rifiuta i concetti e gli usi tradizionali di: -linea; -colore; -prospettiva.
Mira invece ad evidenziare il valore artistico intrinseco nei materiali, che l'artista riesce a rendere evidente attraverso la rielaborazione
Comprende: il movimento spazialista di Lucio Fontana, l'informale materico di Alberto Burri e l'informale segnico di Giuseppe Capogrossi.
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MOVIMENTO SPAZIALISTA
Il testo teorico alla base dello Spazialismo è "Manifiesto Blanco" (46), di Lucio Fontana (argentino di nascita), che delinea le urgenze di un superamento dell'arte come sino ad allora concepita e ormai stagnante, inserendo le dimensioni del tempo e dello spazio.
Lo spazio non va più considerato secondo le leggi della prospettiva rinascimentale o della scomposizione cubista. "Non voglio fare un quadro, voglio aprire lo spazio, creare per l’arte una nuova dimensione, collegarla al cosmo, all' infinito, al di lá della superficie piatta dell’immagine".
Con una serie di opere intitolati "Concetti Spaziali", Fontana inizia a tagliare le sue tele monocrome. Il taglio rappresenta:
-un rifiuto per le forme pittoriche precedenti
-uno sfondamento della pittura bidimensionale
-il superamento dei confini tra pittura e scultura, col pittore che lascia il pennello in favore di lame
=le idee di F. ispireranno artisti come Castellani e Bonalumi (oltre a Manzoni negli Achrome) che pur non appartenendo allo spazialismo in senso stretto, in quegli stessi anni a Milano spostano l'attenzione sulle possibilità della tela e sulla sua dimensione tattile.
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INFORMALE MATERICO:
Alberto Burri:
Laureato in medicina, inizia a fare arte dopo l’esperienza traumatica della guerra e della detenzione nei campi di prigionia americani.
Tema centrale è il valore espressivo della materia, che manipolata acquista nuovi significati e nuove forme ("metafore plastiche").
Una delle trasformazioni che interessò sempre Burri fu quella apportata dalla combustione.
Usa materiali poveri come ferro, legno, sacchi e plastica che brucia, taglia, modifica e ricuce (come fossero suture di ferite di guerra) riassemblandoli sulla TELA.
Es. "Sacchi", 1952
La materia con le sue ferite, le lacerazioni, i rammendi, i caratteri a stampa non sono simboli, ma raccontano in un modo nuovo la guerra e le sofferenze dell’umanità. È un suo mondo interiore volutamente non spiegato.
Negli ultimi anni sviluppa il tema dei cretti, creati con argilla e colla, che una volta asciutti si screpola e spacca creando effetti materici e chiaroscurali unici e irripetibili.
[Il newyorkese Salvatore Scarpitta (ma attivo in Italia) esperisce un informale materico, dominato da quadri su cui incolla fasce elastiche, che esprimono un'idea di tensione verso l’esterno.]
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INFORMALE SEGNICO
Giuseppe Capogrossi
Le tele di questo artista si basano su un segno grafico, detto tetradente, che viene ripetuto costantemente, ingrandito, ridotto, ruotato o deformato ma sempre disposto in modo ordinato, creando moduli e ritmi visivi sempre differenti e dinamici.
Altro esponente è Gastone Novelli, che con il suo caratteristico "segno-scarabocchio-scrittura" crea un proprio alfabeto di segni, un linguaggio a metà strada tra immagine e parola, fatto di geometrie e figure enigmatiche.
Novelli innesta una ricerca sull'esperienza segnica della scrittura libera dei muri graffiti, sconfinata nella poesia visiva.
[Afro Basaldella trova una sua riconoscibilità stilistica soprattutto dopo l'approdo a NY nel 50, che coincide con l'adesione all'informale. Ciò che rende caratteristica la sua arte è la contaminazione con l’arte americana (entra in contatto, tra gli altri, con Pollock).
Il suo stile è caratterizzato da esplosioni di colore puro, combinate con una grafia orientaleggiante.
Utilizzo del nero, nella rappresentazione di linee a tratti sinuose a volte spezzate, quasi ad indicarne un utilizzo calligrafico, la cui derivazione si può probabilmente riconoscere nel pittore americano (ma residente a Roma) Cy Twombly, che crea una scrittura automatica su fondi di luce pura]
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