20 Sept 1870 Jahr - La Questione romana e la Breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870
Beschreibung:
La presa di Roma fu l'atto di guerra che, nel contesto del Risorgimento e della questione romana, sancì la conquista di Roma da parte del Regno d'Italia. Il 20 settembre 1870 i bersaglieri e la fanteria del Regno penetrarono nella città di Roma aprendo una breccia nei pressi Porta Pia in seguito al cannoneggiamento delle mura. I territori pontifici (costituiti dal solo Lazio dopo i plebisciti del 1860) furono annessi all'Italia con il plebiscito dell'ottobre seguente, sancendo così la fine del potere temporale dei papi. Il giorno 3 febbraio 1871 la capitale d'Italia fu trasferita ufficialmente da Firenze a Roma ed il 20 settembre fu istituita una festa nazionale sino al 1930, quando venne soppressa in seguito alla firma dei Patti Lateranensi. Dunque fu grazie alla Breccia di Porta Pia che Roma diventò la capitale del nuovo Regno d'Italia, concretizzando il progetto politico già espresso da Cavour nel suo discorso al parlamento italiano del 27 marzo 1861. Dopo tale data Cavour prese contatti a Roma con Diomede Pantaleoni, che aveva ampie conoscenze nell'ambiente ecclesiastico, per cercare una soluzione che assicurasse l'indipendenza del Papa. Il principio era quello della "libertà assoluta della Chiesa" cioè la libertà di coscienza, assicurando ai cattolici l'indipendenza del pontefice dal potere civile. Inizialmente si ebbe l'impressione che questa trattativa non dispiacesse completamente al Pontefice Pio IX, il quale tuttavia cambiò poi atteggiamento bloccando le trattative. Pertanto Cavour affermò in Parlamento che riteneva «necessaria Roma all'Italia» e che prima o poi Roma sarebbe stata la capitale, precisando che per far questo occorreva il consenso della Francia; egli sperò che l'Europa tutta sarebbe stata convinta dell'importanza della separazione tra il potere spirituale ed il potere temporale e quindi riaffermò il principio di «libera Chiesa in libero Stato». Cavour già nell'aprile scrisse al principe Napoleone per convincere l'imperatore a togliere da Roma il presidio francese che lì si trovava; ricevette anche dal principe un abbozzo di convenzione tra Italia e Francia secondo cui: la Francia, avendo messo il Santo Padre al coperto da ogni intervento straniero, avrebbe ritirato da Roma le sue truppe entro massimo un mese; l'Italia si sarebbe impegnata a non assalire ed anzi ad impedire ogni aggressione contro il territorio rimasto in possesso del Santo Padre; il governo italiano avrebbe evitato qualunque reclamo contro l'organizzazione di un esercito pontificio, anche costituito di volontari cattolici stranieri, purché non oltrepassasse l'effettivo di 10 mila soldati e non degenerasse in un mezzo di offesa a danno del regno d'Italia; l'Italia si sarebbe dichiarata pronta ad entrare in trattative dirette con il governo romano, per prendere a suo carico la parte proporzionale che le spetterebbe nella passività degli antichi stati della Chiesa. Il conte di Cavour acconsentì a tale accordo, vedendo in esso un mezzo per risolvere i problemi senza repressioni da parte di governi stranieri. La convenzione però non giunse a conclusione per la sopravvenuta morte del Conte Cavour in data 6 giugno 1861. Bettino Ricasoli, successore di Cavour, cercò di riaprire i contatti con Papa Pio IX, il quale si oppose nuovamente ad un accordo. Da quel momento ci fu uno stallo nelle trattative diplomatiche, mentre rimaneva viva la spinta all'azione di Giuseppe Garibaldi e dei seguaci di Giuseppe Mazzini. Nel 1863 il governo Minghetti riprese il negoziato con Napoleone III e si arrivò alla Convenzione di settembre 1864, accordo tra Italia e Francia che prevedeva il ritiro delle truppe francesi in cambio dell'impegno italiano a non invadere lo Stato Pontificio. A garanzia dell'impegno assunto dall'Italia, la Francia chiese il trasferimento della capitale da Torino ad un'altra città, che sarebbe stata poi Firenze; l'Italia si riservò la libertà d'azione nel caso che una rivoluzione scoppiasse a Roma con il benestare della Francia, che riconobbe in questo modo i diritti dell'Italia su Roma. Nel settembre 1867 Garibaldi fece un nuovo tentativo nel Lazio e ad ottobre i soldati francesi sbarcarono a Civitavecchia per unirsi alle truppe pontificie in uno scontro a fuoco con i garibaldini; tuttavia l'esercito italiano, in ottemperanza alla Convenzione di settembre, non varcò i confini dello Stato Pontificio ed il 3 novembre 1867 i garibaldini furono sconfitti nella battaglia di Mentana. In data 8 dicembre 1869 il Papa indisse a Roma il concilio ecumenico Vaticano I con l'intento di risolvere la questione romana dell'infallibilità papale; il giorno dopo il Presidente della Camera dei deputati, Giovanni Lanza, nel suo discorso di insediamento alla carica dichiarò ufficialmente la volontà politica di compiere l'unità nazionale, ponendo Roma come capitale d'Italia». Alla fine del 1869 lo stesso Lanza si insediò come nuovo capo del Governo e l'anno dopo si propagarono nella penisola diverse insurrezioni di matrice mazziniana. Il 15 luglio 1870 il governo di Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia e l'Italia decise di attendere lo sviluppo della situazione. Il 2 agosto 1870 la Francia, per ottenere l'appoggio militare dell'Italia, avvertì il governo italiano che era disponibile a ritirare le proprie truppe da Civitavecchia e Viterbo. Il 20 agosto 1870 furono presentati vari interpelli da deputati italiani, tutti orientati ad ottenere la deroga alla Convenzione del 15 settembre 1864 per muovere su Roma; il governo rispose che la Convenzione escludeva i casi straordinari e proprio questa clausola aveva permesso a Napoleone III di intervenire a Mentana; nel frattempo i francesi abbandonarono Roma ed il ritiro fu completato il 3 agosto 1870. A questo punto la diplomazia italiana chiese una soluzione definitiva della Questione romana e l'imperatrice Eugenia, che svolgeva in quel momento le funzioni di reggente, inviò la nave da guerra Orénoque a stazionare davanti a Civitavecchia. Quando la guerra franco - prussiana stava già volgendo al peggio per i francesi, Napoleone III inviò a Firenze il principe Napoleone per chiedere direttamente al Re d'Italia Vittorio Emanuele II un intervento militare di supporto, ma tale richiesta non ebbe riscontro positivo. Il 4 settembre 1870 cadde il Secondo Impero di Francia e fu proclamata la Terza Repubblica; questo stravolgimento politico aprì di fatto la strada per Roma capitale d'Italia e per la Breccia di Porta Pia da parte del regio esercito italiano.